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Patagonia
"Man's real home is not a house, but the road"
B. Chatwin, Journey to Patagonia, 1977

Niccolò Aiazzi realizes this reportage in February 2017 during a long motorcycle trip in Patagonia, between Chile and Argentina: from Bariloche, through most of the Carretera Austral and the Ruta 40, to the end of the world, the "fin del Mundo", Ushuaia.
Aiazzi tells us about wild territories made of ice, stone, wood, and water which we discover with him extraordinarily alive, unknown and full of poetry. Landscapes crossed and united by roads, the only point of reference in the immensity that attracts and scares at the same time.
In his images the landscape becomes a place full of mistery and of silence. A work of art created for us by nature. Physical and meta-physical places, which transmit the strength and power of nature but, at the same time, its fragility and its earthly limits. Patagonia becomes a place that is part of everyone's geography, even of those who have never been there.
Landscapes unfortunately in danger, which risk being destroyed or compromised by the civilization and pollution of the industrialized world. In a historical moment sadly characterized by epochal climatic changes, now that our species risks its survival on planet earth, the background landscape assumes a centrality that is the result of melancholy and a sense of loss and that requires a profound change in ideas and behavior. And it is precisely the fundamental co-belonging of man and landscape that dictates one of the least elusive precepts of our times, that is, the responsibility towards places.


Patagonia
"La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada"
B. Chatwin, Viaggio in Patagonia, 1977

Niccolò Aiazzi realizza questo reportage nel febbraio 2017 durante un lungo viaggio in motocicletta realizzato in Patagonia, tra Cile e Argentina: da Bariloche, attraverso gran parte della Carretera Austral e della Ruta 40, per poi terminare a la “fin del Mundo”, Ushuaia.
Aiazzi ci racconta di territori selvaggi fatti di terra, di pietra, di legno, di acqua e di ghiaccio, che scopriamo con lui straordinariamente vivi, sconosciuti e carichi di poesia. La strada, come un esile filo di una ragnatela, rappresenta l'unico punto di riferimento nell’immensità che attrae e spaventa allo stesso tempo.
Il paesaggio diventa carico di mistero e di silenzio, un’opera d’arte creata per noi dalla natura. Luoghi fisici e meta-fisici, che trasmettono la forza e la potenza della natura ma allo stesso tempo la sua fragilità e i suoi limiti terreni. La Patagonia si rivela parte della geografia di ognuno, anche di chi non c’è mai stato.
Paesaggi purtroppo in pericolo, che rischiano di essere distrutti o compromessi dalla civilizzazione e dall'inquinamento del mondo industrializzato. In un momento storico tristemente caratterizzato da cambiamenti climatici epocali, ora che la nostra specie rischia la propria sopravvivenza sul pianeta terra, il paesaggio da sfondo assume una centralità che è figlia della malinconia e di un senso di perdita, e che richiede un profondo cambiamento di idee e di comportamenti. Ed è proprio la fondamentale coappartenenza di uomo e paesaggio a dettare uno dei precetti meno eludibili dei nostri tempi, ossia la responsabilità nei confronti dei luoghi.

 
 

 
 
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